Un misterioso edificio testimone del passato industriale del Coghinas
Al tramonto, osservandolo da lontano, appare come uno strano scheletro rosa. Secondo le carte IGM si tratta della “cantoniera Pedredu”, che si trova però di fronte a questo strano edificio.Noi, nel dubbio, abbiamo deciso di chiamarlo villa del ponte Diana, perché è certo che questo edificio abbandonato è legato alla storia del ponte.

Villa ponte Diana, località Pedredu (Oschiri)
Il ponte Diana oggi sembra un viadotto come tanti, ma a un occhio più attento svela numerosi particolari che ci riportano agli albori dell’industrializzazione della Sardegna. Opera imponente e ambiziosa, costruita nei primi anni ’20 dall’ingegner Diana, permetteva di superare la valle del fiume Coghinas costituendo il punto cardine dell’allora trafficata strada Oschiri-Tempio: un tortuoso tragitto di oltre 30 chilometri, armonicamente districatosi tra le solitarie foreste del massiccio del monte Limbara.
La struttura del ponte è costituita da otto piloni e un grande arco centrale. Dopo la successiva realizzazione della diga del Coghinas la sua austerità appare oggi molto meno apprezzabile, a causa del livello dell’acqua che lo sommerge fino a pochi metri dal piano stradale. Ma le storie del ponte e della diga sono intimamente connesse tra loro: un’opera così importante era stata pensata proprio in vista della realizzazione della diga situata a pochi chilometri di distanza. Il ponte Diana facilitava il trasporto dei materiali necessari per la sua costruzione, agevolandola e abbreviandone i tempi. Inoltre nella struttura sono inserite le tubazioni che portavano l’ammoniaca prodotta nella centrale idroelettrica direttamente agli stabilimenti della Sarda Ammonia di Oschiri.
La complessità del progetto rese necessaria la presenza e l’alloggiamento stabile dell’equipe direttiva per il monitoraggio dei lavori. Per tale motivo, venne realizzata la grande villa in stile Liberty sulla collina che domina il ponte, in località denominata Pedredu. Oggi restano solo i ruderi, ma ciò che che colpisce è la sua struttura bizzarra e allo stesso tempo sfarzosa, completamente diversa dalle innumerevoli case cantoniere disseminate sul territorio sardo.
Costruita su tre piani, con un livello interrato, tutto il contorno superiore è ornato da un fregio, che forse è l’elemento che più di ogni altro rende caratteristico questo edificio. Le condizioni in cui versa sono precarie, quello che rimane è poco più di uno scheletro: la struttura esterna sembra ancora reggere allo scorrere del tempo, ma non c’è più traccia di infissi e i piani superiori risultano inaccessibili per il crollo delle scale.
Purtroppo non conosciamo altri particolari sulla storia di questo edificio dal fascino misterioso, e soprattutto sul motivo di tanto sfarzo per quella che ipotizziamo fosse una costruzione di utilizzo temporaneo. Non è noto se nelle intenzioni dei costruttori sarebbe dovuta diventare qualcosa di più, ad esempio una residenza fissa: sappiamo solo che verso la fine degli anni ’30 la villa era abbandonata già da diverso tempo.
Altri due piccoli edifici caratterizzano l’area di Pedredu: il primo è quello che rimane della vecchia stazione di pompaggio dell’ammoniaca, oggi utilizzata come rifugio per animali da pascolo. E’ ancora possibile seguire il percorso delle tubature che, fuoriuscite dal ponte Diana, si snodano tra la vegetazione e proseguono in direzione di Oschiri. Il secondo edificio è la “cantoniera ponte”, abbandonata più tardi rispetto alla villa, dove risiedeva il custode della stazione di pompaggio con la famiglia.
Foto


















Dove si trova: all’inizio del ponte Diana, sul lago Coghinas, lungo la SS597. Google Maps.